Giovani Musulmani, nuovi cittadini nell’Italia multietnica
Yassine Laffran, membro del Direttivo Nazionale dell’associazione, racconta la sua esperienza
Yassine Laffran (Direttivo Nazionale Giovani Musulmani)
Sogno assolutamente un’Italia multietnica dove ovviamente la convivenza è la parola d’ordine, senza che ci sia una negazione dei diritti né da una parte né dall’altra. Ma assolutamente affermando quelli che sono i doveri di ogni cittadino.Yassine Laffran è nato a Casablanca nel 1985. Ha lasciato il Marocco nel ’98 per raggiungere il padre che lavorava in Italia già da una decina d’anni. Si è laureato all’Università di Bologna in Lettere e Filosofia ed attualmente frequenta la specialistica all’Orientale di Napoli. Yassine fa parte dell’associazione Giovani Musulmani Italiani, nata per fare da ponte tra la loro cultura d’origine e quella del Paese in cui vivono.
Crea una piattaforma per tutti quei giovani che si dicono ‘di seconde generazioni’ di famiglie immigrati però che si riconoscono in questo Paese, in questo territorio. Di conseguenza, si discute di quella che è la rielaborazione del giovane musulmano sia in qualità di giovane sia in qualità di musulmano sia in qualità di nuovo cittadino di questo Paese.Yassine non nasconde che spesso come giovani musulmani avvertono un senso di diffidenza, di pregiudizio figlio di una stigmatizzazione, anche mediatica, verso l’immigrato ed il musulmano in particolare. Di qui, l’impegno dell’associazione per favorire il livello d’integrazione.
Ci sono dei ragazzi che vivono una situazione di identità conflittuale. Ovvero, non riescono ad arrivare ad un equilibrio fra la cultura d’origine e la cultura del Paese in cui vivono. E di conseguenza, si trovano a vivere due mondi che possono sembrare assolutamente opposti o incompatibili perché qualche volta si crede che l’essere giovane musulmano implica che si è anti-occidentali o contro tutto quello che è l’Occidente e quindi anche l’Italia e contro quella che può essere la società civile. Ma questo assolutamente è uno dei miti che va in qualche modo sfatato.Ed anche se l’Italia non può fare a meno del lavoro dei migranti, che risolleva l’Economia ed il Prodotto Interno Lordo del nostro Paese, Yassine evidenzia che il più grave problema per gli stranieri rimane il diritto di cittadinanza.
Se noi andiamo a pensare alla Legge sulla cittadinanza, ovvero la Legge 91 del ’92, è la Legge più restrittiva d’Europa. Di conseguenza, raggiungere la cittadinanza italiana come atto burocratico, come pezzo di carta, diventa un sogno molto lontano perché le condizioni sono veramente molto difficili da raggiungere. L’ultima riflessione Yassine la riserva all’uso improprio di ‘seconde generazioni’ con cui vengono etichettati i giovani migranti nati o cresciuti in Italia.
Noi preferiamo molto essere chiamati nuovi cittadini, perché altrimenti rischiamo di essere noi le seconde generazioni, i nostri figli la terza generazione, quelli dopo la quarta generazione e quando è che si diventa italiani? Questo è punto di domanda.