Leonardo Ricciuto, dei Fratelli della Stazione, introduce i temi della manifestazione di domenica 23 maggio
La ’Giornata Interetnica’ è arrivata alla quinta edizione. Come sono andate le precedenti e come è nata l’idea? Leonardo Ricciuto (Presidente Fratelli della Stazione) Le vecchie edizioni sono andate benissimo. Anche perché quando si parla di fare festa, quando si parla di gioia più o meno va sempre bene. Infatti i ricordi sono vivi e forti dentro ognuna delle persone che hanno partecipato. La quinta edizioni nasce in virtù delle altre quattro e la Giornata Interetnica nasce per fare festa. E’ un momento di festa. Anche perché la festa di tutti i popoli ha una motivazione diversa da tutte le altre attività, da tutte le altre manifestazioni. Perché in quell’occasione, nel giorno della festa, la prerogativa da parte delle associazioni che vogliono partecipare alla Giornata Interetnica è il fatto che non si qualificano. Cioè, nessuna associazione porta il giorno della festa bandiere, simboli, depliant. Ma ci saranno soli i popoli. Questo sta a significare che in quell’occasione non ci si trova come quando fai un servizio che aiuti l’immigrato. Ma la situazione si capovolge. Siamo noi che andiamo a chiedere, che abbiamo bisogno di loro. Perché? Perché ci saranno soli gli stand loro, lo stand che rappresenta la propria cultura. Quindi attraverso il cibo, la musica, i canti e quindi sono per la prima volta loro che riescono a dare attraverso un clima di festa in dono la propria diversità.
Infatti, è una giornata in cui si parla di immigrazione in maniera diversa rispetto al modo tradizionale, dove si abbina immigrato a pericoloso. Esatto. Esatto. Anche perché quello che si prefigge la Giornata Interetnica ogni volta è che la bellezza delle varie culture sta proprio nel far vedere che c’è un clima di serenità. Infatti, chi partecipa alla Giornata Interetnica si accorge della bellezza dei canti popolari, dei colori, dei giochi. Poi ci saranno vari tornei. La Giornata sarà anticipata dal torneo interetnico di calcio a cinque, ci sarà un mundialito di calcio balilla, ci saranno i giochi per bambini, gli stand dei vari popoli che vengono rappresentati dalla propria cultura e quindi attraverso il cibo, attraverso cartine, fotografie, poesie è ben diverso dalla situazione normale di richiesta d’aiuto.
Quante comunità parteciperanno? All’incirca dodici-tredici. Sono svariate. Andiamo da un bel po’ di popoli africani. Albania, Marocco, Romania, Bulgaria, Polonia, Gambia, Kenya, Iraq, America Latina. Quest’anno c’è anche l’America Latina, quindi Brasile, Perù, Bolivia.