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Ghetto di Rignano, il gelido inverno dei migranti che credono nell’Italia

Oltre cento cittadini stranieri vivono nei casolari diroccati senza riscaldamento e senza acqua

pubblicato il 27/01/2012
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Ghetto di Rignano, il gelido inverno dei migranti che credono nell’Italia

Oltre cento cittadini stranieri vivono nei casolari diroccati senza riscaldamento e senza acqua

di Emiliano Moccia

Il vento gelido non dà tregua agli oltre cento migranti che vivono nei casolari del Ghetto di Rignano. Sembra quasi che li prenda a schiaffi, che li ricacci dentro le loro precarie abitazioni allestite nei casolari diroccati di questa fetta di campagna, a metà strada tra Foggia e San Severo. Un inverno difficile per questi giovani lavoratori. Tutti africani. Arrivano dal Gambia, dal Senegal, dalla Guinea, dalla Burkina Faso. Hanno resistito al caldo, alla fatica dei lavori dei campi di questa estate, allo sfruttamento. E adesso, provano a resistere anche al freddo di questo durissimo inverno. Senza riscaldamento, senza acqua potabile, senza bagni e con la quotidiana difficoltà di reperire della legna per accendere un fuoco. Per scaldarsi.

Anche il lavoro non va molto bene. I pochi, che riescono a trovare un’occupazione rigorosamente a nero, sono impiegati in campagna nella raccolta dei broccoletti e dei cavolfiori. Gli altri, invece, oltre al freddo devono fare i conti con la mancanza di documenti, che rende sempre più problematica la ricerca di un lavoro e la conseguente possibilità di emergere da quella condizione di vita ai margini, di trovare una vera abitazione.

Con la poca legna che arde nei camini e la mancanza di stufe, l’unico modo per resistere alle rigide temperature notture, è quello di coprirsi al meglio. Anche per questo, l’Anolf Cisl ha organizzato una raccolta di coperte tra gli iscritti al sindacato al fine di alleviare i disagi per coloro che vivono in queste strutture fatiscenti e prive di ogni comodità. E sono state oltre 150 le coperte donate dall’associazione presieduta da Diego De Mita, che ha girato per tutti casolari del Ghetto per consegnarle direttamente nelle mani dei migranti.

Nonostante tutte le difficoltà, però, i migranti hanno issato sui tetti dei casolari la bandiera italiana. Quasi un senso di speranza, di attenzione, di rispetto, verso il Paese che gli ospita, ma il pessimo sistema di accoglienza dovrebbe essere spazzato via dal vento freddo di questo inverno.














 
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