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‘Ghetto di Rignano’, il Villaggio di cartone che si regge sul sorriso dei bambini

Oltre 500 migranti vivono nelle capanne al confine tra Foggia e San Severo

pubblicato il 08/09/2011
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‘Ghetto di Rignano’, il Villaggio di cartone che si regge sul sorriso dei bambini

Oltre 500 migranti vivono nelle capanne al confine tra Foggia e San Severo

Un Villaggio di cartone che si regge sul sorriso dei bambini, sulla forza dei braccianti, sull’aiuto quotidiano dei volontari. Nel ‘Ghetto di Rignano’, a metà strada fra Foggia e San severo, la vita scorre lentamente. Ed anche se i diritti sono tutti stropicciati, i migranti che in estate arrivano in questa fetta di Puglia per la raccolta dei pomodori o dei prodotti agricoli, hanno messo in piedi una baraccopoli che racconta tutta la loro dignità e voglia di vivere. Specialmente dopo il primo agosto, quando la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese hanno installato bagni chimici e cisterne d’acqua per tutelare le loro condizioni igienico-sanitarie. In queste capanne costruite con creativo materiale di fortuna o nei caseggiati diroccati a pochi metri dal parco degli ulivi, vivono in più di 500.

Sono quasi tutti africani, delle zone francofone. Arrivano dal Senegal, dal Mali, dalla Guinea Bissau, dalla Costa d’Avorio. Alcuni di loro sono rimati lì tutto l’inverno. Senza acqua potabile, senza riscaldamento, senza niente
La mattina i braccianti si svegliano presto per andare al lavoro, con la speranza di riuscire a guadagnare qualcosa. Molti di loro sono arrivati con le famiglie dal Nord Italia confidando nella stagione redditizia del pomodoro. Le donne nelle capanne preparano qualcosa da mangiare, svolgono i servizi domestici; i piccoli, invece, trovano nei volontari del campo ‘Io C Sto’ degli amici con cui giocare, con cui ristabilire un contatto con il mondo.

Eppure, qui al ‘Ghetto’ i migranti si sono organizzati come un vero villaggio. Hanno allestito vari ristoranti in cui, al termine di una faticosa giornata trascorsa nei campi, è possibile mangiare a poco prezzo. Ci sono anche dei dormitori per chi è sprovvisto di capanna o di materasso. E poi bazar, bancarelle, rosticceria con carne alla brace. E per le cure sanitarie, i migranti possono contare sul Polibus, l’ambulatorio mobile di Emergency che presta assistenza medica e prescrive visite specialistiche.

Il problema per la maggior parte dei braccianti agricoli è la mancanza dei documenti. Ed il timore sempre più elevato di non trovare lavoro a causa di un uso sempre più elevato delle macchine per la raccolta del pomodoro. Per non parlare della paga. 4 euro a cassonetto per i più fortunati, 3 euro e 25 o 3 euro per gli altri. Quelli che resteranno anche in inverno si augurano che le istituzioni – regionali o locali - garantiscano anche in quei mesi la presenza dei bagni chimici e delle cisterne d’acqua potabile, altrimenti dovranno percorrere più di dieci chilometri a piedi per riempire le taniche presso i sistema di irrigazione dei campi. E poi, in collaborazione con il missionario scalabriniano padre Arcangelo Maira, hanno deciso di indire un referendum per dare al loro villaggio un nuovo nome. Prove di democrazia. Prove per dire basta al ‘Ghetto di Rignano’.
Emiliano Moccia














 
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