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Borgo Mezzanone, un villaggio africano sulla vecchia pista degli aerei

Oltre 500 migranti vivono nei container dismessi alle spalle del CARA

pubblicato il 18/07/2011
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Borgo Mezzanone, un villaggio africano sulla vecchia pista degli aerei

Oltre 500 migranti vivono nei container dismessi alle spalle del CARA

di Emiliano Moccia

“Sono fuggito dalla Costa d’Avorio a causa della guerra civile. La situazione nel mio Paese è molto difficile, ma non mi aspettavo che in qui in Italia avrei vissuto in condizioni così dure”. Fofana Mamadou ha 33 anni ed una rabbia che fatica a controllare, a contenere. Anche se conserva intatta una dose d’ironia che tiene allegri i suoi numerosi coinquilini. Fofana abita in un campo allestito abusivamente alle spalle del CARA, il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Borgo Mezzanone, a pochi chilometri da Foggia. Su quella che una volta era la pista dell’ex-aeroporto da cui decollavano ed atterravano gli aerei militari e che ospitava il vecchio centro di accoglienza, sono rimasti una cinquantina di container che fanno da casa a più di cinquecento migranti.
Vengono dalla Guinea, dal Mali, dalla Nigeria, dalla Somalia, dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso. Un villaggio africano in questa fetta di Puglia in cui, specialmente d’estate, arrivano in migliaia per la raccolta dei carciofi o dei pomodori. Ma i migranti di Borgo Mezzanone vivono nei container tutto l’anno, anche d’inverno. Ed ogni giorno devono fare i conti con i vari disagi del campo.

Per bere – spiega il giovane somalo Hazi Abdallahawes – chiedono ai richiedenti asilo che si trovano all’interno del CARA, di riempire le bottiglie o le taniche di plastica di acqua potabile. La corrente elettrica, invece l’hanno ricavata attraverso grovigli di fili allacciati alle ‘reti’ presenti nella zona.
La maggior parte dei migranti è passata prima per il CARA di Borgo Mezzanone dove ha fatto richiesta per avere l’asilo politico. Poi, ricevuto il diniego da parte della commissione territoriale, ha presentato il ricorso, ma anche questo è stato respinto. Per avere un tetto sulla testa, si sono spostati in questi container dismessi proprio alle spalle del CARA. In ognuno di questi scatoloni che un tempo trasportavano letti, vivono in otto persone.

I migranti vivono nel campo come in una grande comunità: chi cucina, chi gioca, chi prega nella piccola moschea, chi corre in sella alla bicicletta. E se non trovano occupazione nei campi agricoli, i migranti si inventano altre forme di lavoro. Come il raccogliere le lumache da vendere al mercato. Il sogno, per quasi tutti i migranti, è di risolvere il problema della mancanza dei documenti per poi andare in Francia o in Germania, dove sperano di avere maggiore fortuna rispetto all’esperienza italiana. Sulle pareti dei container, però, rimarrà ben visibile la traccia del loro passaggio. Perché chi dorme anche per una sola notte in quelle strane abitazioni, lascia scritto il proprio nome. Una geografia di storie, di vite e di sogni. Un racconto di speranze che parte da quel campo per provare a vivere un futuro migliore.
















 
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