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In fuga dalla Tunisia per un futuro migliore

I migranti sbarcati a Lampedusa sono accolti nel Centro di Accoglienza di Trinitapoli

pubblicato il 12/05/2011
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In fuga dalla Tunisia per un futuro migliore

I migranti sbarcati a Lampedusa sono accolti nel Centro di Accoglienza di Trinitapoli

“I problemi in Tunisia di natura sociale, politica ed economica mi hanno convinto a partire per l’Italia”. Maskine Houcine viene dalla Tunisia. Ha 26 anni e con altre 190 persone lo scorso mese di marzo si è avventurato in mare per sfuggire alla grave crisi politica ed economica che sta colpendo il suo Paese. La cosiddetta ‘rivoluzione del pane’ ha costretto alla fuga l’ex-presidente Ben Ali ed ha fatto da apripista alle altre manifestazioni per la libertà ed i diritti, come quelle in Egitto ed in Libia.

Maskine è uno dei 10 profughi - 9 tunisini ed un algerino - accolti presso il Centro di Accoglienza allestito nell’ex-macello comunale di Trinitapoli. Il sindaco Ruggero Di Gennaro e la sua Giunta hanno risposto all’appello lanciato dalla Regione Puglia nell’ambito del Piano di Emergenza Nazionale, che assegna al nostro territorio 3.500 migranti. Da mercoledì 4 maggio fino al 30 giugno, quindi, Trinitapoli sarà un avamposto di accoglienza. E per ogni migrante che lascia il Centro per cercare lavoro o andare in altri posti, la Protezione Civile è pronta ad inviare un nuovo ospite.

Del resto, instabilità, guerre e paure nel giro di pochi mesi hanno spinto verso le coste italiane migliaia di migranti. Per 20mila - gli uomini, le donne ed i bambini sbarcati sulle coste siciliane dal primo gennaio alla mezzanotte del 5 aprile - il Governo ha rilasciato un permesso di soggiorno per protezione umanitaria. Un documento prezioso, importante, che per sei mesi consente ai migranti di girare per l’Italia e per i paesi europei che hanno sottoscritto gli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Francia e Germania permettendo.

Talel Fujani ha 36 anni. Anche lui è partito dalla Tunisia. Il suo viaggio in barca è durato un giorno e mezzo. “E’ stata un’esperienza dura, faticosa. Sulla via del mare – racconta – abbiamo avvistato i corpi di tanta gente”. Anche lui è arrivato in Italia per lavorare, ma sogna di trasferirsi in Francia, dai suoi parenti. Come gli altri migranti ospitati nel Centro ha un titolo di studio, una formazione universitaria. Ma ora, deve ricominciare tutto daccapo. Intanto, le giornate scorrono lente, monotone. Molto del loro tempo lo dedicano a guardare il telegiornale di Al Jazeera. Sono interessati ad ascoltare le notizie sui loro Paesi. La noia, la mancanza di attività, spinge alcuni di loro ad andare via dalla struttura per provare subito la strada che conduce verso gli altri Paesi europei.

Chi desidera restare in Italia, invece, segue con interesse le lezioni di lingua italiana svolte da una professoressa. Un corso base che punta a favorire l’integrazione dei migranti, del gruppo di profughi assistiti durante la giornata dai volontari di Caritas, Associazione Nazionale dei Carabinieri e VS.
e.m.

















 
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